02. Monographs on Alexander, 2.03 Strategy and Battles, Alexander - Non Fiction Book, Reviews

Review: “Il demone della battaglia. Alessandro a Isso” by Gastone Breccia

Good day everyone, I’m Elena and thank you for reading Alessandro III di Macedonia! Today I’m telling you about my latest, beautiful read in italian:

Il demone della battaglia. Alessandro a Isso

by Gastone Breccia

«Alessandro si rese conto che quella era un’occasione mandata dagli dèi per distruggere la potenza persiana in un singolo scontro»
Diodoro Siculo

Novembre 333 a.C., Alessandro affronta a Isso la grande armata di Dario III. A contrapporsi sono il coraggio e l’ambizione del giovane re di Macedonia, alla testa dell’esercito forgiato dal padre Filippo, e la potenza di un impero. Dopo ore di lotta furiosa, coperto di sangue e di polvere, Alessandro smonta da cavallo ed entra nella tenda di Dario, abbandonata dal sovrano nemico in fuga. Il Macedone non soltanto ha inferto un colpo mortale alla Persia: ha combattuto con slancio irresistibile alla testa dei suoi uomini, dando forma a un mito che durerà nei secoli. La sera della battaglia il suo modo travolgente di conquistare la vittoria è già leggenda. Gastone Breccia ci restituisce uno dei personaggi che più hanno segnato la storia dell’Occidente nel suo giorno perfetto, quando riuscì a vivere in armonia con il «demone della battaglia» che sembrava possederlo e lo rendeva invincibile.

Gastone Breccia insegna Storia bizantina e Storia militare antica nell’Università di Pavia. Con il Mulino ha pubblicato: «Le guerre afgane» (2014), «1915: l’Italia va in trincea» (2015), «Guerra all’Isis. Diario dal fronte curdo» (2016), «Corea, la guerra dimenticata» (2019), «Missione fallita. La sconfitta dell’Occidente in Afghanistan» (2020), «Le guerre di Libia. Un secolo di conquiste e rivoluzioni» (con S. Marcuzzi, 2021) e «L’arte della guerriglia» (20222)

Premessa. Uno scontro di civiltà

I. Nebbia

  1. Verso la battaglia
  2. Le parole di Alessandro
  3. Cose che sappiamo di non sapere

II. Gli strumenti di Ares

  1. Filippo II e l’ascesa della Macedonia
  2. Oltre la guerra degli opliti
  3. Una macchina complessa

III. L’arte della guerra di Alessandro

  1. La tattica: armi combinate
  2. La strategia: mantenere l’iniziativa, accettare la battaglia

IV. In Asia

  1. Primo sangue
  2. Conquistare la terra per dominare il mare
  3. Il nodo di Gordio

V. Un giorno di novembre

  1. Un’occasione mandata dagli dèi
  2. Gli schieramenti
  3. In combattimento
  4. La crisi
  5. «Così combattevano, come divampa un incendio»
  6. I frutti della vittoria

Conclusione. Il punto di non ritorno

Bibliografia

Indice dei nomi

Classificazione: 5 su 5.

Reading time: from 6th to 20th January 2024.

Ci sono battaglie che possono essere vinte o perse soltanto in un giorno preciso: quando il coraggio, la fortuna, l’abilità strategica e la capacità di guidare un esercito, una folla o una protesta si allineano nella costellazione di una vita e di un’impresa.

Il giorno perfetto

This is the description of the series of which the book is part and it seems perfect to me for what happened to Alexander that November day near Issus, along the banks of Pinarus, because his life and history changed forever.

As everyone knows, Alexander inherited the work started by his father Philip and Breccia in the second chapter, Gli strumenti di Ares, talks in detail about his innovations and reforms and the battle of Chaeronea. Every part of the army, its equipment, function and weak points is thus analyzed and the author also explains Alexander’s genius in introducing further changes in turn. Chapter three, L’arte della guerra di Alessandro, is fascinating, in which it is analyzed how Alexander conducted wars, with the technique of the hammer and anvil, and his strategic ability, of what he did upon the death of his father and because he was not satisfied with just liberating Asia Minor. Alexander’s approach was scientific, and we must leave aside the idea of the romantic seduction of his dream of reaching the borders of the known world. Breccia also does not fail to criticize the Conqueror’s wrong actions and also deals with the operational level.

I had never read other books by Professor Breccia but this one is wonderful. With an emphatic narration, almost like a novel but remaining anchored in non-fiction, the author describes the first part of Alexander’s conquest, treating a brief history of the wars against Persia at the Battle of Granicus which act as a historical premise. Breccia describes the preparations and the progress of the battle of Issus with detail and clarity, immerses the reader in the battle, describes what happened in practice, in real life, distinguishes the various phases, also with the help of maps and highlights the background, the preparations, the feelings of men and the knowledge that Alexander had at his disposal. The cardinal points are time and space, in which the events that the author uses as references occur to give depth and thickness to the battle. All always based on the sources that he analyzes and criticizes when they present discrepancies between them.

Lastly I talk about the title, another perfect element of this book. Alexander the Great was as if moved by an internal demon and I’ll let Breccia tell you how this demon declines because it’s not to be understood as an entity that pushed him to be in perpetual war throughout his short life, but he was a genius, in the art of command, war and tactics.

At the end of the reading my only wish is that Breccia goes back to writing about Alexander, that he also deals with the battle of Gaugamela and the Indian campaign because I know that this is a reading that I will remember as among the best of this year and I would like to be able to “complete” Alexander’s life seen from the historical and critical point of view of Professor Breccia. For the small price of € 16 for the paper edition, all Alexander the Great enthusiasts, at all levels of knowledge, can read a well-written and well-documented book.

The sentences below are beautiful and will give you a taste of this unmissable read!

Io scrivo di una battaglia che Alessandro, re di Macedonia, vinse quasi ventitré secoli fa, all’inizio di novembre del IV anno della 111a Olimpiade, ovvero 333 anni prima della nascita di Cristo. Anche se possiamo contare su alcune fonti letterarie di notevole valore, e persino su un’eccezionale immagine antica del momento decisivo dello scontro, la nebbia in cui sono avvolte la violenza, la tragedia e la gloria di quelle ore non è destinata a dissiparsi del tutto. È al tempo stesso il limite e il fascino della ricerca storica applicata a un evento così lontano, ma capace di cambiare il destino di una parte del mondo e delle civiltà che lo abitavano.

Se è sempre facile far rimarcare le manchevolezze degli storici contemporanei di Alessandro, dovremmo comunque ricordare che nessun greco prima di loro aveva mai tentato di registrare le imprese di un re vivente in modo accurato, senza un intento moralizzatore o senza scrivere un vero e proprio panegirico; e che non c’era mai stato un re capace di compiere imprese grandi come quelle di Alessandro.

Robin Lane Fox, Alessandro Magno

Nuove tattiche e nuove armi si erano diffuse nel mondo ellenico già prima della nascita di Filippo, dunque: ma fu lui che ebbe il merito di trasformarle in un sistema capace di rivoluzionare l’arte della guerra. […] È esistita una lunga «età degli opliti», di cui i Greci non hanno mai smesso di andare fieri, caratterizzata dal predominio assoluto della fanteria pesante e dalla brutale semplicità del suo impiego tattico; quindi, nel volgere di pochi anni, si è imposto un nuovo modo di combattere, basato sull’integrazione di armi e reparti diversi e sulla loro capacità di manovrare, che ha permesso prima a Filippo II di imporre l’egemonia macedone sull’intera Grecia, poi a suo figlio di conquistare un impero.

Alessandro mise in pratica lo schema tattico dell’«incudine e martello» in tutte e tre le principali battaglie che gli valsero la conquista dell’impero persiano: in modo improvvisato e imperfetto sul Granico (334 a.C.), con estrema precisione e devastante efficacia a Isso (333 a.C.) e Gaugamela (331 a.C.), dove sapeva di avere di fronte nuovamente Dario III, ma non si preoccupò di cambiare il disegno della manovra che lo avrebbe portato alla vittoria, come se fosse certo che il Gran Re e i suoi comandanti non avrebbero trovato comunque misure adatte a contrastarla. […] Spazio e tempo, entrambi in rapporto con l’azione di comando e controllo: Alessandro sapeva valutare con estrema lucidità, senza commettere errori, il complesso gioco dei tre elementi cruciali dello scontro che stava per affrontare, e di conseguenza i rischi che poteva assumersi per concluderlo vittoriosamente secondo i piani.

Al momento di lasciare l’Europa, aveva già intenzione di distruggere la potenza militare persiana, sia terrestre sia navale, ma non aveva ancora pienamente realizzato le implicazioni politiche di una simile impresa.

Arther Ferrill, The Origins of War. From the Stone Age to Alexander the Great

Senza mostrare alcuna preoccupazione, e senza curarsi degli evidenti svantaggi del terreno, Alessandro accettò sempre lo scontro dove e come volevano gli avversari. Perché? La sola risposta possibile è la sua completa fiducia nell’efficienza bellica dei Macedoni. L’importante era combattere: la fortuna, e la vittoria, lo avrebbero accompagnato.

Sono due re impegnati nel cuore della mischia; ma sono anche un uomo spaventato che non sa come arginare la furia del giovane e implacabile nemico, posseduto dal demone della battaglia.

La guerra di Troia non era soltanto il tesoro culturale più prezioso della sua giovinezza, ma l’inizio di una storia dal respiro possente, di uno scontro tra Europa e Asia che lui avrebbe portato a compimento.

«Così combattevano, come divampa un incendio»

Omero, Iliade 18.1

La determinazione, la furia, la disperata volontà di sopravvivenza degli uomini coinvolti nella lotta spesso la estendono nello spazio e la prolungano nel tempo oltre le intenzioni dei loro comandanti, o i vantaggi tattici che se ne possono ricavare.

Alessandro in quel momento non era più il comandante di un esercito vittorioso, l’egemone della Lega panellenica, il conquistatore dell’Asia: era un uomo rimasto solo col demone che lo accompagnava fin dall’adolescenza e adesso lo possedeva, lo spingeva ad abbracciare il combattimento come espressione estrema della sua cultura, accompagnato dalle ombre degli eroi con i quali era cresciuto.

Ma l’immagine del re che carica il nemico alla testa dei suoi eteri, la lancia stretta nella destra, senza elmo né scudo, e colpisce a morte uno dei cavalieri persiani schierati a difesa del carro di Dario, è la più potente ed emblematica che sia giunta fino a noi dell’intera epopea di Alessandro.

Sia per gli Egiziani che per i Persiani, come per molti altri popoli, la figura di Alessandro si separò via via dalla storia greca e macedone per entrare a far parte di nuove mitologie nazionali.

Sulochana R. Asirvatham, Perspectives on the Macedonians from Greece, Rome and Beyond, in A Companion to Ancient Macedonia

Forse gli emuli come gli storici non sono riusciti a “trovare” Alessandro perché hanno cercato un Alessandro “interiore”, “essenziale”, “vero”, che non esiste.

John Keegan, The Mask of Command

Anche se «Alessandro il Sognatore» descritto da Tarn non è mai esistito, un’immagine di «Alessandro il Sognatore» si impose già prima della sua morte, o subito dopo. E fu questa immagine, non l’uomo reale, che diede origine all’idea dell’unità del genere umano.

C.G. Thomas, Alexander the Great and the Unity of Mankind

Sarebbe vano tentare di individuare il momento culminante di un’avventura durata oltre un decennio, straordinariamente complessa e senza paragone negli annali delle guerre. Ma in un pomeriggio di novembre, nella pianura attraversata da un piccolo fiume della Cilicia, Alessandro seppe con certezza che il proposito di sottomettere l’Asia si sarebbe realizzato: fu il suo giorno perfetto, quando la gloria conquistata sul campo di battaglia era ancora limpida e tutti i «compagni» erano fedeli; quando poteva mostrare magnanimità verso gli sconfitti, confidando di essere compreso da amici e nemici, e nell’intimo misurare le azioni compiute con quelle degli eroi della sua fanciullezza. Alessandro, in un breve giorno d’autunno, fu soldato valoroso, comandante ispirato e sovrano capace di scuotere un impero: molto più di quanto un uomo possa chiedere al destino.

Thank you and have a good day,

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