02. Monographs on Alexander, 2.04 Myth and Legend, Alexander - Non Fiction Book, Reviews

Recensione: “Alessandro Magno. La realtà e il mito” di Claude Mossé

ENGLISH REVIEW: HERE.

Buongiorno a tutti, sono Elena e vi ringrazio di essere su Alessandro III di Macedonia- blog su Alessandro Magno e l’Ellenismo. Oggi vi parlo di una lettura bellissima e ricca di significato per me e per il libro in sé:

Alessandro Magno. La realtà e il mito

di Claude Mossé

(Alexandre. La destinée d’un mythe, 2001)

Traduzione di Orietta Dora Cordovana

Editori Laterza, 2005

ISBN: 978-8842076711, 266 pp.

Tra esaltazione e demonizzazione, un viaggio appassionante e non convenzionale nel mito di un personaggio storico immortale.

Claude Mossé è professore emerito all’Università di Parigi VIII. È una delle massime specialiste francesi di storia della Grecia antica nel IV secolo a.C. Per i nostri tipi ha contribuito ai volumi Le origini dei Greci (a cura di D. Musti, 1991), Grecia al femminile (a cura di N. Loraux, 1993), L’uomo greco (a cura di J.-P. Vernant, 2003).

INDICE:

Introduzione V

Parte prima Le grandi tappe del regno

I. Il mondo greco-orientale all’avvento di Alessandro 3

II. L’inizio del regno: la rivolta di Tebe 11

III. La conquista delle provincie occidentali dell’impero persiano 15
La conquista dell’Asia Minore, p. 15 – Il soggiorno di Alessandro in Egitto, p. 19 – Il compimento della campagna d’Asia sino alla morte di Dario, p. 22

IV. La conquista delle provincie orientali e la fine della campagna d’Asia 26
La conquista delle satrapie superiori, p. 27 – La campagna d’India, p. 31 – Il ritorno a Susa e a Babilonia, p. 35

Parte seconda Le diverse «figure» di Alessandro

I. Il re dei Macedoni 41
La regalità macedone, p. 42 – L’esercito macedone durante la campagna d’Asia, p. 44 – La rottura tra il re e i Macedoni, p. 46

II. L’«hegemón» dei Greci 51
La liberazione delle città greche d’Asia, p. 52 – La fondazione di nuove città, p. 54 – L’«entourage» greco di Alessandro, p. 57 – La missione di Nicanore a Olimpia, p. 60

III. Il successore degli Achemenidi 64
La parziale adozione dell’abbigliamento iranico, p. 64 – Le donne, p. 66 – L’amministrazione dell’impero, p. 67

IV. Il figlio di Zeus 72
Le origini mitiche della famiglia reale macedone, p. 73 – Alessandro e le tradizioni mitiche, p. 75 – I culti eroici nel mondo greco, p. 78 – Alessandro «theós aníketos», p. 81

Parte terza L’uomo Alessandro

I. Giovinezza e formazione 89

II. La personalità di Alessandro 95
Coraggio fisico e tenacia, p. 95 – Padrone di sé, p. 97 – La generosità, p. 99 – Alessandro filosofo, p. 102

III. Ombre e luci 105

Parte quarta L’eredità di Alessandro

I. L’impero di Alessandro: una costruzione fragile 115
L’organizzazione dell’impero, p. 115 – Lo smembramento dell’impero, p. 122

II. L’invenzione di una nuova monarchia 128
Lo sviluppo di un’ideologia «regale» nel IV secolo, p. 128 – «Basiléus Aléxandros», p. 136 – La monarchia ellenistica, p. 140

III. La nascita di un «nuovo mondo» 146
Le trasformazioni della vita economica, p. 147 – Lo sviluppo urbano, p. 150 – Le società orientali, p. 154

IV. L’ellenizzazione dell’Oriente e i suoi limiti 158
L’ambiente alessandrino, p. 158 – La vita religiosa nel mondo nato dalla conquista, p. 162 – La resistenza ai sincretismi l’esempio del giudaismo, p. 166

Parte quinta Alessandro eroe mitico

I. L’immagine di Alessandro nel mondo antico 175

II. L’Alessandro medievale 186

III. L’immagine di Alessandro nella Francia dei secoli XVII e XVIII 198

IV. Gli storici e l’immagine di Alessandro 206

V. Dal «Romanzo di Alessandro» ai romanzi su Alessandro 211

Conclusione 221

Appendice 225
I principali compagni di Alessandro 227
Cronologia 233
I re persiani 235

Bibliografia 237

Indice dei nomi 245

Classificazione: 5 su 5.

Reading time: dal 4 al 21 ottobre 2022.

Ricordo ancora il giorno in cui acquistai questo libretto. Ero con tre amiche in una libreria vicino all’UPO a Vercelli in cerca di libri per i corsi del primo anno e curiosando vidi questo libretto. Un’amica mi disse che interessava anche a lei ma che avrei potuto comprarlo perché non l’avrebbe preso subito, così scoprii che Alessandro Magno piaceva anche a lei. Nel corso delle mie letture ho spesso trovato riferimenti e citazioni al lavoro di Mossé e ho finalmente capito perché questo libro è così importante: perché l’autrice dimostra una grandissima conoscenza di Alessandro ma anche di tutta l’epoca e scrive un libro che tratta Alessandro in modo multi-sfaccettato: dal comandante, per arrivare al mito passando per l’uomo.

Riporto l’Introduzione perché è affascinante ed emozionante come Mossé parla di Alessandro e da queste 3 pagine ho capito di avere appena iniziato a leggere un bel libro e ben fatto:

Pochi personaggi storici hanno suscitato tanta ammirazione quanto Alessandro Magno, il sovrano macedone che, in poco più di dieci anni, dal 334 al 323 a.C., si impadronì dell’immenso impero persiano e condusse il suo esercito sino in India. Sin dall’antichità divenne un eroe leggendario e, nel corso dei secoli, rimase il modello di tutti i grandi strateghi, di tutti i grandi conquistatori, di tutti coloro che, in un dato momento storico, aspirarono al potere supremo. Tuttavia, pochi sono i protagonisti di questo stesso arco cronologico che pongono allo storico altrettanti problemi. Per quanto paradossale possa sembrare, sebbene si tratti di un contemporaneo di Demostene e di Aristotele, che pure hanno lasciato una grande quantità di opere nelle biblioteche, possediamo solo poche testimonianze dirette su di lui: qualche allusione nei discorsi dell’oratore ateniese, alcune iscrizioni che provengono da città greche dell’Asia Minore, alcune monete la cui datazione non è sempre certa, nonché qualche ritratto. I racconti che si riferiscono alla sua straordinaria epopea sono posteriori di tre secoli o più. Non è che non vi siano stati dei contemporanei che, partecipando alla conquista, ne riferirono lo svolgimento. Le loro opere, tuttavia, non sono state conservate e noi le conosciamo solo dalle menzioni di autori molto più tardi, come lo storico Diodoro Siculo, vissuto al tempo di Cesare e di Augusto; il moralista Plutarco, che redasse un secolo più tardi una Vita di Alessandro e due trattati Sulla fortuna di Alessandro ; il romano Quinto Curzio Rufo, vissuto nel I secolo d.C.; il greco Arriano di Nicomedia, che scrisse nel II secolo. Questi quattro autori sono le nostre fonti principali. Ora, la leggenda del loro eroe non fece che arricchirsi durante i tre, quattro, o cinque secoli che da lui li separavano, e la sua immagine, o piuttosto le immagini, che essi ci hanno trasmesso, portano in modo evidente i segni di questo arricchimento. A partire dalle testimonianze di questi autori, se è possibile ricostruire le diverse tappe nella conquista dell’impero persiano a opera di Alessandro, è più difficile d’altro canto elaborare un giudizio sull’uomo, sul suo comportamento, sui suoi piani. Il dato di fatto è che il mondo mediterraneo orientale dopo Alessandro non è più lo stesso: il suo breve regno di tredici anni segna la fine non solo dell’immenso impero realizzato dal persiano Ciro II il Grande a partire dalla metà del VI secolo, ma anche della civiltà greca classica, o, per essere più precisi, di un certo tipo di cultura politica, della quale Atene era stato il «modello» per più di un secolo e mezzo. Le città greche certamente continuarono a esistere dopo la morte di Alessandro, ma persero tutto il peso reale nella determinazione della politica mediterranea, che ormai passò nelle mani di quei sovrani signori dei vasti Stati, nati dalla conquista di Alessandro, sovrani che fondarono la loro autorità rivendicando l’eredità del conquistatore. Più ancora, forse, che l’avventura in se stessa, è questa eredità a conferire alla vita di Alessandro tutto il suo interesse, nella misura in cui essa invita lo storico a interrogarsi sul ruolo che alcuni individui hanno nell’evoluzione delle civiltà.
Per cercare di rispondere a questo interrogativo, che ogni biografia storica pone, non basta raccontare di una vita che, per quanto concerne Alessandro, fu particolarmente breve, poiché egli morì a trentatré anni. Bisogna anche capire perché e come egli fu indotto a intraprendere tale conquista che lo condusse sino alle rive dell’Indo.
Alessandro, infatti, non agì a titolo personale. La conquista rispose ad alcune preoccupazioni che lo indussero a rivestire successivamente o simultaneamente ruoli diversi: re dei Macedoni, ma anche capo di una coalizione di Stati greci, poi signore di un impero orientale, in quanto successore degli Achemenidi e, oltre a questi, il ruolo che gli avrebbe attribuito l’oracolo di Ammone, cioè quello del figlio di Zeus, al quale era stato promesso il dominio del mondo. Quale era il vero uomo che si nascondeva dietro tutte queste maschere? Quale ambizione alimentava le sue azioni? Quale fu l’esito per i periodi che seguirono la sua morte precoce? Rispondere a queste domande non è cosa facile, perché è necessario ancora una volta tentare di decriptare il mito.
Infine, è la genesi e il destino di questo mito che bisogna cercare di ricostruire sotto le forme spesso contraddittorie che esso presenta, tanto con i protagonisti della storia che a esso si ispirarono, quanto con gli storici che si sforzarono di ricostruirlo. Ma almeno, si può sperare di giustificare questa nuova biografia di Alessandro Magno collegandosi proprio a questo mito
.

Nella prima parte Le grandi tappe del regno e nei primi quattro capitoli ci viene mostrato il regno Macedone, prima di Alessandro, sono ben descritte com’erano a quel tempo le città greche e le tensioni che c’erano tra di loro, come Filippo era riuscito a rendere potente la Macedonia. In poche e semplici frasi Mossé spiega efficacemente la situazione a quel tempo prima di Alessandro. Il secondo capitolo si apre con l’assassinio di Filippo e la conseguente rivolta di Tebe. Il terzo con l’inizio della spedizione in Asia, l’importante soggiorno in Egitto, fino alla fine della campagna persiana con la morte di Dario. Il quarto la conquista dell’Asia, la campagna indiana e poi il ritorno a Susa e la morte di Alessandro. In questa prima parte del libro sono inserite anche delle cartine che mostrano il percorso, le battaglie e gli anni in cui avvenne ciò che l’autrice ci sta narrando in quel pezzo.
Sebbene questa prima parte sia bella, chiara e precisa, è da qui in avanti e fino alla fine che Mossé da il meglio di sé.

Nella seconda parte Le diverse “figure” di Alessandro l’autrice analizza i diversi ruoli del Macedone. Come re dei Macedoni dovette rendere conto della valenza politica dell’esercito e ci spiega come veniva assegnato il titolo di re. Durante la campagna asiatica l’esercito subì cambiamenti nella sua composizione ed è analizzato come e perché si verificò la rottura tra esso e Alessandro.
Alessandro fu anche hegemón dei greci ed egli utilizzò questa figura all’inizio della campagna asiatica in diversi modi che ci vengono presentati. Da frasi come questa alle pagine 52-53:

Su tutto questo, però, manchiamo di informazioni specifiche e coeve: sulla generosità di Alessandro bisogna considerare con prudenza i riferimenti posteriori, che si datano al periodo seleucide.

si vede la profonda conoscenza dell’autrice e l’onestà con cui scrive e tratta le fonti. Parla poi della fondazione delle città, una su tutte Alessandria d’Egitto; degli studiosi e uomini del sapere che accompagnavano Alessandro e come piano piano divenne un sovrano assoluto che voleva che gli tributassero onori divini.
Alessandro fu anche il successore degli Achemenidi e in quanto tale adottò l’abbigliamento persiano, fatto che era così importante per i Greci, il rapporto che ebbe con le donne dell’harem del Gran Re e come amministrò l’impero anche attraverso il matrimonio con Rossane per ragioni politiche. L’autrice nota però come

l’amministrazione non si dispiegava secondo un piano preordinato, ma si conformava in base alle circostanze.

Alessandro fu anche figlio di Zeus ed è approfondito come si ritenesse che la dinastia macedone avesse origini mitiche e come anche le origini di Alessandro si ricollegassero a Zeus e a Dioniso:

Le cerimonie bacchiche, con le quali egli compì il suo periplo indiano, sarebbero la prova di questa connessione con Dioniso.

Viene trattato poi il problema della divinizzazione, di come i compagni reclamassero ad Alessandro la venerazione dispotica che i re achemenidi avevano con i sudditi e come per i greco non fosse strano tributare onori eroici a chi era ancora in vita. Alessandro chiedeva di essere visto come dio invincibile, theós aníketos.

Mossé chiude la seconda parte introducendo con parole bellissime ma altrettanto vere la terza, quella dell’Uomo Alessandro:

Ecco che bisogna riflettere su una personalità la cui complessità difficilmente si può indovinare attraverso le spesse coltri della leggenda.

In questa parte viene usato molto Plutarco perché dice più di quanto possa sembrare a una lettura superficiale. Durante la giovinezza di Alessandro ebbe un ruolo importantissimo Aristotele e l’autrice ci spiega quale fu la sua probabile influenza sul suo allievo. Per parlare della personalità di Alessandro Mossé estrae delle caratteristiche probabili e le analizza una ad una e ci mostra come Plutarco delinei un ritratto più sottile e articolato di quanto pensano molti. Per delineare un quadro completo bisogna però parlare anche delle oscurità del carattere di Alessandro e descrivendo l’uccisione di Clito:

Non si trattò dunque di un atto gratuito, malgrado la sua efferatezza e malgrado lo stato di ebbrezza che oscurava lo spirito del re, ma della punizione di un attentato contro la sua persona.

Anche il ritratto qui delineato è quello di un uomo non perfetto, non esente da sbagli e mi piace perché va oltre le semplici apparenze, non afferma una cosa dandola per scontata ma spiega perché dice certe cose.

Uomo del suo tempo, era certamente incline alle contraddizioni che implicavano un’educazione greca, la vastità delle sue conquiste, come anche il servilismo di una parte della sua cerchia.

Nella parte quarta L’eredità di Alessandro è analizzato come quell’immenso impero costituito da Macedoni e Greci e l’impero achemenide fosse fragile:

I tredici anni del regno di Alessandro furono segnati da campagne militari quasi incessanti. Come sottolinea Paul Goukowsky, «l’impero di Alessandro è esistito veramente solo negli anni 324-323».

Alessandro non ebbe mai uno schema preciso di amministrazione dell’impero ma ogni volta erano le circostanze a dettare il programma sempre flessibile, ma tutto questo cambiò dopo la sua morte perché si instaurarono delle monarchie ellenistiche: da un regno immenso se ne formarono tanti altri. Vediamo come era considerata la monarchia e il potere prima e dopo Alessandro e in un passo bellissimo Mossé scrive:

Quale era allora la vera natura dell’autorità di Alessandro? Sembra che assai verosimilmente questa autorità debba essere considerata come quella del generale vittorioso. Le sue ripetute vittorie, in effetti, lo resero signore di un impero immenso; rafforzò il suo potere conducendo spedizioni incessanti. Se è vero che alla vigilia della sua morte aveva elaborato nuovi progetti di conquista, da lì si misura l’importanza di questa ideologia della vittoria, nel riconoscimento da parte dei suoi soldati, come dei sudditi dell’impero, di questa superiorità, che giustificava un’autorità senza limiti.
Sarebbe inutile chiedersi cosa sarebbe divenuta la regalità di Alessandro, se infine fosse tornato in Macedonia. Bisogna semplicemente constatare che questa regalità era in qualche modo una «regalità itinerante», che l’autorità di Alessandro era legata alla sua persona e anche per questo non era né soltanto macedone, né solamente orientale, ma una creazione personale che, inglobando interamente le due componenti, le superava entrambe.
A questo proposito, sono del tutto peculiari i titoli che si desumono dalle monete, delle quali si discute la data di emissione, ma che non mancano di evidenziare nuove realtà. Alessandro non è più solo il
basiléus Makedonón, né è più il Basiléus privo di aggettivo qualificativo, come era il re dei Persiani. Egli è basiléus Aléxandros, il suo nome qualifica in sé questa autorità regale.

Le monarchie ellenistiche instaurarono poi un vero e proprio culto del sovrano, ognuna con caratteristiche peculiari e modalità diverse. Quello dopo Alessandro fu come un mondo nuovo e ne vengono analizzate l’economia, lo sviluppo urbano che si sviluppava più che altro con le città, molte delle quali fondate dai Seleucidi e l’organizzazione dei contadini.
Mossé evidenzia anche come l’ellenizzazione non ebbe in ogni luogo gli stessi effetti. Alessandria d’Egitto divenne il centro culturale e nei vari regni ci furono anche casi di assimilazione tra le divinità e i culti praticati e nel Giudaismo ci fu anche un caso di resistenza al sincretismo religioso.

Nella quinta parte, Alessandro eroe mitico, è analizzato come il Condottiero venne visto e considerato nelle varie epoche e per farlo si basa sull’importante lavoro di Goukowsky. Leggendo questa parte non ho potuto non pensare all’altra bellissima lettura che ho fatto a riguardo della dottoressa Chiara Frugoni La fortuna di Alessandro Magno dall’Antichità al Medioevo (Officina Libraria) recentemente scomparsa. Nell’antichità i Successori all’inizio si rifacevano ad Alessandro e piano piano se ne distaccarono e vengono spiegati i vari autori antichi. Nel Medioevo troviamo due periodi: tra il XII e XIII secolo Alessandro è considerato cavaliere cristiano ma anche come l’Anticristo e in seguito assunse una dimensione più filosofica e politica. Molta importanza ebbe il Romanzo di Alessandro che viene analizzato nella trama e nelle varie versioni dei manoscritti.

Si comprende, allora, come un racconto simile – tradotto prima in latino, poi in aramaico, in persiano, in arabo e nelle lingue europee – abbia potuto alimentare l’immaginazione degli uomini del Medioevo.

Anche nel Medioevo arabo ci fu questa ambivalenza di Alessandro, questo doppio volto che gli fecero di volta in volta assumere e con una raccolta di aneddoti e racconti è esposto come la figura di Alessandro fu polimorfa.
Nella Francia del XVII e XVIII secolo Alessandro impersonò il guerriero vittorioso ma anche il monarca assoluto, venne rappresentato a teatro e dipinto nei meravigliosi quadri di Le Brun. Anche i filosofi e i letterati come Voltaire e Montesquieu hanno parlato di lui in modo positivo e nella rivoluzione assunse fu modello del despota crudele.
Con gli storici, in particolare quelli tedeschi, ci fu una vera e propria riscoperta delle fonti, con Droysen, ma poi anche con Badian (Hardvard); Berve; Schachermeyr; Tarn (Oxford). Anche loro però furono condizionati dalla cultura e dalla storia del tempo e Alessandro rifletteva le caratteristiche del tempo. Un altro nome importante è quello di Goukowsky. In seguito si rinuncia a dare una visione globalizzata di Alessandro e subentrarono anche i romanzieri che si focalizzarono sul dirne le reali intenzioni e ne giudicarono il valore umano. I due casi che l’autrice prende in esame sono Klaus Mann in cui Alessandro ha una visione sublimata dell’omosessualità, elemento chiaramente autobiografico dell’autore e Manfredi che diede un tratto più realistico. Questi due romanzi esprimono palesemente l’ambiguità che assunse il personaggio nel corso dei secoli. Peccato che non ha parlato della trilogia di Mary Renault perché sarei stata curiosa di leggere le sue impressioni a riguardo.

Nella Conclusione Mossé afferma:

L’uomo Alessandro ci rimarrà sempre estraneo, poiché lo conosciamo soltanto attraverso lo sguardo altrui. Tutt’al più si possono distinguere incontestabili qualità fisiche di coraggio e resistenza; un’ambizione smisurata, che lo indusse ad andare ben oltre i limiti originari della spedizione asiatica, come erano stati concepiti da Filippo; un senso acuto sull’opportunità delle azioni, che si manifestò sul piano militare, ma anche sul piano politico, quando egli associò i vinti prima nell’amministrazione delle terre conquistate, poi nella loro difesa.

e

Si è potuto valutare l’importanza che la figura di Alessandro ha rivestito nel corso dei secoli. Che questa figura sia mitica in gran parte, se non totalmente, non toglie nulla al fatto che, come ogni mito, essa adempie a una funzione che lo storico non può trascurare.

Alessandro riuscì a instaurare una monarchia personale e l’autrice ci dimostra di come tiene conto anche del

rinnovato l’approccio della Storia, quella che tiene conto dell’immaginario e del suo posto nell’evoluzione delle società.

Il libro è accompagnato anche da quattro pagine di illustrazioni in bianco e nero, da una breve descrizione dei principali compagni di Alessandro, dalla cronologia, da un elenco dei re persiani e un’importante bibliografia per ulteriori ricerche.

Ciò che mi è piaciuto del libro Alessandro Magno. La realtà e il mito è che l’autrice ci parla di Alessandro con onestà e sincerità, non azzarda certezze che non può avere e lo dice. Ne ritrae un personaggio reale, sempre giustificando quanto afferma, usa e cita le fonti antiche ma anche quelle moderne. Da certe frasi si scorge la grande preparazione che ha su questo tema e più volte nel libro afferma che non è la giusta sede di soffermarsi su certe questioni o dibattiti storiografici e… io vorrei leggere un altro suo libro in cui parla più nel dettaglio di questi altri argomenti perché sono sicura che sarebbe molto bello come questo.

Adesso ho finalmente capito perché questo libro è importante e viene spesso citato nelle bibliografie: vuole dare un quadro completo di Alessandro senza pretendere di essere esaustivo o risolutivo a riguardo. Come ormai avrete capito non è la classica biografia sul Macedone, gli eventi narrati non sono in ordine cronologico, ecco perché la prima parte riguarda la storia della vita di Alessandro. La sua analisi non è scontata perché spesso rivaluta anche gli autori della vulgata e non assume come vero tutto ciò che scrive Arriano perché potrebbe essere stato influenzato dalle sue fonti tolemaiche. Ecco che così spunta un altro tema che mi piacerebbe che lei approfondisse.
Mi ha sorpresa vedere come in poco più che 200 pagine l’autrice ha trattato un tema vasto, anzi più temi, non a scapito della qualità e di un approfondimento importante di volta in volta. Mossé costella il suo racconto dell’Alessandro reale e di quello mitico con moltissimi rimandi e riferimenti ad altre opere ed autori.

Questo libro è importante, come lettura introduttiva ad Alessandro ma anche come spunto per nuovi approfondimenti, è scritto in modo chiaro anche per i non addetti ai lavori ed è emozionante leggere certe frasi perché denotano una profonda conoscenza e un rispetto che non tutti dimostrano di avere. Tutti gli appassionati di Alessandro dovrebbero leggerlo.

Buona domenica a tutti,

4 pensieri su “Recensione: “Alessandro Magno. La realtà e il mito” di Claude Mossé”

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