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Addio alla medievista Chiara Frugoni

Aggiornato il 13.04.2022

Buongiorno a tutti sono Elena e vi ringrazio di essere su Alessandro III di Macedonia, blog su Alessandro Magno e l’Ellenismo. Purtroppo oggi vi devo dare una brutta notizia che ho saputo sabato sera ma ho potuto comunicarvi solo oggi. Domenica scorsa, 10 aprile, è mancata Chiara Frugoni all’età di 82 anni. I funerali si terranno oggi alle ore 16 nella chiesa di Santa Caterina a Pisa.

Foto di Marco Farmalli

Nata a Pisa il 4 febbraio 1940, la famiglia della mamma, Pia Chiappa, era di origine bergamasca, invece il padre Arsenio anch’egli medievista ma dal rapporto non facile di cui ne parlò in Persino le stelle devono separarsi (Feltrinelli, 2013). Il padre morì in un incidente stradale nel 1970 assieme al figlio Giovanni. Laureata nel 1964 alla Sapienza di Roma e nel 1974 approdata all’insegnamento universitario. Tra il 1980 e il 1988 aveva insegnato Storia medievale all’Università di Pisa, si era trasferita all’ateneo di Roma Tor Vergata, da cui si era dimessa nel 2000. Nel 1965 aveva sposato lo storico dell’arte e archeologo Salvatore Settis, dal quale aveva avuto tre figli. In secondo matrimonio si era unita nel 1991 a Donato Cioli.

Nel 1978 uscì il suo primo libro sul nostro amato Alessandro, La fortuna di Alessandro Magno dall’antichità al Medioevo (La Nuova Italia) ristampato quest’anno da Officina Libraria poi si dedicò con enorme successo anche internazionale alla figura di San Francesco d’Assisi e grazie a lei il Medioevo si liberò dall’immagine stereotipata ed errata di un periodo buio, di arretramento della civiltà. Insieme ad Alessandro Barbero è stata fra gli storici del Medioevo più noti e apprezzati anche oltre il mondo accademico, per la capacità di comunicare anche al grande pubblico.

Vi lascio anche il triste e commuovente messaggio che Michele Feo, ordinario di Filologia Medioevale e Umanistica, le ha dedicato:

CHIARA

Era Chiara di nome e di fatto. Si è firmata coi cognomi di Settis e di Frugoni, due uomini diversamente grandi, dai quali non si è lasciata oscurare. È rimasta sempre lei, attraverso momenti felici e brutti colpi della sorte, come la morte del padre e quella di un figlio. Chiara come l’amatissima Chiara d’Assisi, chiara come le acque della Sorga dove sedeva Laura sotto una pioggia di fiori. Chiaramente indocile e ribelle nella difesa della Biblioteca Universitaria di Pisa dalla aggressività guerresca di istituzioni pubbliche e di bassi interessi personali. La sua specializzazione scientifica non è stata il titolo accademico di Esegesi delle fonti, ma quella di storia della società europea attraverso le figure. In quella storia, raccontata in saggi epocali, emerge la figura di san Francesco, la sua umiltà e la sua forza, anche le leggende e la loro invenzione, come la storia delle stigmate. Ma accanto a Francesco c’è tutta la vita quotidiana di un medioevo tutt’altro che oscurantista e barbarico, un medioevo dolce e pacifico, con la storia dei bambini, dei loro giochi, delle madri, del lavoro, degli occhiali, degli animali, e di tanti altri rifiuti della grande storia portati agli onori della prima pagina. Nella scrittura aveva ereditato l’eleganza del padre, un cattolico che amava le ritualità della Chiesa e la poesia, ma aveva dedicato pagine di intensa partecipazione al ‘contestatore’ condannato e bruciato Arnaldo da Brescia, lei affascinata dalla figura di Alessandro Magno e dalla sua leggenda, dai litostroti delle chiese che raccontavano storie meravigliose di animali fantastici, di miti, che avevano fatto volare la fantasia del popolo in lontane età, dalle danze dei morti e dal sogno di una vità più bella, lei stessa bellissima di una grazia intoccabile, come bellissimo era stato suo padre nel volto, nel vestire, nella gestualità, nella parola e nell’argomentazione della ricerca, che chi scrive, scolaro al suo seminario normalistico nel primo anno di università, non dimentica.

L’emozione alla notizia della scomparsa di Chiara è troppo forte per avere la mente fredda a mettere insieme ricordi e ricostruire una Gestalt appena credibile. Mi torna alla mente un aneddoto di tanti anni fa. Lei faceva allora la bibliotecaria e lasciava la mattina il suo primo bambino alla nonna. E lui appena c’era qualcuno che lo ascoltava si lamentava così: «Mamma teca». Lo ha raccontato lei stessa con un sorriso. Un altro aneddoto, molto più recente, è quello di quando mi presentò un signore che la accompagnava, silenzioso, mite protettivo, o forse lei protettivo di lui: «Mio marito», e non disse il nome dello scienziato Donato Cioli. Tralascio i più tristi dei ricordi e mi affido a un libretto, che forse altri non ricorderanno, perché marginale rispetto alla più alta produzione di Chiara, ma rivelatore come sono state per lei rivelatrici della grande storia le piccole cose della piccola storia. È un libro di memorie infantili e s’intitola «Perfino le stelle devono separarsi», Milano 2013. È il risultato dell’ultimo scambio di libri che sia passato fra me e lei e la nota di possesso del mio esemplare reca la data 1.12 di quell’anno. E ora mi meraviglio che il tempo e noi con lui passiamo così veloci. Quel libro ha ricevuto un premio, non ricordo più quale. Comincia con le motivazioni di «un libretto con poca trama». Le motivazioni sono quelle di dare il giusto posto nella memoria a tante persone, parenti e conoscenti dell’infanzia, persone elencate meticolosamente tutte prima che il libro abbia inizio, persone che non hanno fatto nulla di grande per conquistare la memoria, eppure chiedono di essere ricordate. Ma prima delle persone stanno prepotenti e dolci insieme i luoghi della memoria. «Fra il tenue azzurro del Lago d’Iseo, placido e lattiginoso, e l’altrettanto mite colore del cielo quando è sereno, sta Solto, piccolo paese adagiato nella conca di una collina, circondato da monti, ora brulli, ora verdissimi. A Solto c’era la casa dei nonni materni; qui sono ritornata ogni estate della mia vita. Fra persone conosciute vividamente, ma solo nei racconti di famiglia, e quelle invece frequentate di persona, mi trovo a occupare una di sette generazioni, dal trisnonno al nipotino. … Da bambina mi sono sempre sentita “in mezzo”, non fra due gruppi di generazioni ma fra due classi sociali: padroncina perché nipote di proprietari terrieri; compagna di giochi, alla pari, dei figli dei mezzadri, che i nonni consideravano invece loro sottoposti». C’erano sì i compagni di giochi figli dei mezzadri, ma c’era anche Arsenio, suo padre, arrivato da una classe inferiore in mezzo a vecchi signori, una meteora che ruppe l’equilibrio, come l’angelo misterioso nel Teorema di Pasolini. Quella meteora che per prima le avrebbe mostrato le immagini di un’epoca diversa, il Medioevo, quella che l’avrebbe tormentata a farle entrare nella testa il sistema delle datazioni medievali, che lei proprio non riusciva ad imparare, quella che pian piano sarebbe diventata gigantesca e negli ultimi anni di vita le avrebbe chiesto di scrivere insieme un libro, lui con la voce depositata su vecchi appunti manoscritti, lei con i tasti del computer. Lui, con tante voci meno perentorie, ma accompagnate da malinconia, nostalgia, affetti perduti per colpa delle separazioni cui la crudeltà della vita costringe. Sono le separazioni necessarie, ontologiche, naturali, cui persino le stelle sono sottoposte. Quel mondo finisce con un ricordo struggente, prima che un altro ne cominci. «In chiesa cominciai ad arrivare in ritardo per poter guardare, dal mio banco, i suoi ricci morbidi che si avvicinarono con emozione quando mi insegnò ad andare in Lambretta, sfiorati da un bosco di felci bagnate. Eravamo appena adolescenti…» E poi l’explicit: «Gianni quell’estate trovò lavoro altrove; poi altrove fece il servizio militare. Quando ci rivedemmo era già sposato». Chiara non ha vissuto la contestazione studentesca. Ha lasciato memoria di cosa costa ai sentimenti la stratificazione sociale. Ecco perché era necessario scrivere quel libretto con poca trama.

10.4.22, ore 18:15

Michele Feo Facebook

Anche la redazione de Il Mulino le ha dedicato un bellissimo pensiero:

Care lettrici, cari lettori,

dedichiamo un ricordo a Chiara Frugoni, che ci ha lasciati domenica scorsa.

L’incontro con Chiara è stato da subito diretto, autentico, essenziale, com’era lei: rigorosa e sensibile come studiosa e nell’etica del vivere.

Dopo Vivere nel Medioevo pubblicato nel 2017, ha scelto il Mulino per continuare a comporre i suoi saggi, così diversi dagli altri, dove la scientificità del suo testo s’intreccia con straordinaria maestria alle immagini, che lei sapeva rendere parlanti, capaci di dispiegare enigmi, cogliere le sfumature del quotidiano, più  di qualsiasi altro “segno”.

Chiara era piena di umanità, si occupava della parte debole e meno esplorata della storia, illuminando figure spesso lasciate in ombra, come le donne e i bambini: di lei non ricordiamo solo i grandi affreschi medievali ma anche l’impegno nel conciliare la vita del pensiero e l’attenzione agli altri, espressa – e mai ostentata – nella prassi concreta del suo vivere di ogni giorno.

Grazie, Chiara.

Il Mulino

Le mie condoglianze alla famiglia e ai suoi cari. Il mondo accademico e quello culturale in generale hanno perso una delle persone più belle, apprezzate e valide a ogni livello.

Bibliografia (non integrale):

“Historia Alexandri elevati per griphos ad aerem. Origine, iconografia e fortuna di un tema”, Collana Studi Storici, Roma, Istituto Storico per il Medioevo, 1973
“La fortuna di Alessandro Magno dall’antichità al Medioevo”, La Nuova Italia, 1978 (Officina Libraria, 2022)
“Una lontana città. Sentimenti e immagini nel Medioevo”, Einaudi, 1983
“Francesco. Un’altra storia”, Marietti, 1988 (2005)
“Pietro e Ambrogio Lorenzetti”, Scala, 1988 (Le Lettere, 2002)
“La porta della Pescheria nel Duomo di Modena”, con Monica Chiellini Nari e Cristina Acidini, Panini, 1989 (1991)
“I mesi antelamici del Battistero di Parma”, Battei, 1992
“Francesco e l’invenzione delle stimmate. Una storia per parole e immagini fino a Bonaventura e Giotto”, Einaudi, 1993 (2010)
“Dizionario del Medioevo”, con Alessandro Barbero, Laterza, 1994 (2008)
“Vita di un uomo. Francesco d’Assisi”, Einaudi, 1995 (2008)
“Wiligelmo. Le sculture del Duomo di Modena”, Panini, 1996 (2007)
“Il cantiere di Giotto”, con Bruno Zanardi e Federico Zeri, Skira, 1996
“Storia di un giorno in una citta medievale”, con Arsenio Frugoni, Laterza, 1997 (Laterza, 2011)
“Storia di Francesco. Il santo che sapeva ridere”, con Teresa Buongiorno, Laterza, 1998 (2006)
“Medioevo. Storia di voci, racconto di immagini”, con Alessandro Barbero, Laterza, 1999
“Mille e non più mille. Viaggio tra le paure di fine millennio”, con Georges Duby, Rizzoli,1999
“Due papi per un giubileo. Celestino V, Bonifacio VIII e il primo Anno santo”, Rizzoli, 2000
“Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali”, Laterza, 2001 (Laterza, 2011)
“Da stelle a stelle. Memorie di un paese contadino”, Laterza, 2003
“Le origini del nostro futuro. Corso di storia antica e medioevale”, Zanichelli, 2003
“La cappella degli Scrovegni di Giotto”, Einaudi, 2005
“Una solitudine abitata. Chiara d’Assisi”, Laterza, 2006 (Mondolibri, 2007)
“La cattedrale e il battistero di Parma”, Einaudi, 2007
“L’affare migliore di Enrico. Giotto e la cappella Scrovegni”, Einaudi, 2008
“Le storie di San Francesco. Guida agli affreschi della Basilica superiore di Assisi”, Einaudi, 2010
“La voce delle immagini. Pillole iconografiche dal Medioevo”, Einaudi, 2010
“Storia di Chiara e Francesco”, Einaudi, 2011
“Paure medievali”, Il Mulino (2020)
“Donne medievali. Sole, indomite, avventurose”, Il Mulino (2021)


Fonti: Corriere della Sera, Fesivaletteratura, Corriere della Sera Bergamo

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